Molte sono le tecniche per decollare fronte vento. Con vele basiche si può decollare con o senza bretelle in mano, con le mani ferme davanti alle spalle, con le mani in basso in dietro, con le mani aperte rivolte verso l’alto e i gomiti appoggiati ai fianchi,...
Per farla breve ogni scuola ha una sua tecnica di decollo. In questo articolo vorrei parlare di una tecnica in particolare. Nello specifico è una tecnica ad alte prestazioni, ovvero attraverso la quale possiamo aumentare la sensibilità ed imparare a “sentire” maggiormente la vela. La seguente tecnica è eseguibile in qualsiasi condizione di vento (da nullo a sostenuto) e quasi con qualsiasi tipo di vela. Va da sé che le vele di categoria bassa anche in decollo siano più facili, ma è anche vero che la tecnica di base, seppur con qualche adattamento è applicabile anche alle vele più avanzate.
Il decollo come lo si faceva tempo fa, della serie prendi in mano freni e le bretelle giuste, poi “Corri, corri, corri …”, non solo è una tecnica vecchia, ma è una tecnica, che in base al decollo, può imprimere alla vela troppa energia che porta a reazioni indesiderate e che possono portare a chiusure frontali o asimmetriche importanti, proprio in quella fase molto delicata che è l’involo. Quindi ad oggi, possiamo affermare che il “Corri, corri, corri …”, come tecnica non solo è obsoleta ma, se effettuata con vele moderne, addirittura è errata e potenzialmente molto pericolosa!
Ai “miei tempi”, il decollo, lo si divideva in 3 fasi quali: gonfiaggio, controllo, accelerazione. Di base questa idea resta valida, ma si può fare di meglio!
Per capire come migliorare il proprio decollo, possiamo suddividere ulteriormente il decollo in fasi più piccole e dettagliate: Impulso, rallenta, controllo della vela, (controllo visivo), accelerazione.
Saltiamo la fase di controllo del fascio della vela, del check pre-volo, del modo più semplice e sicuro per prendere freni e bretelle in mano… andiamo direttamente alla fase di decollo.
Il pilota si trova con i freni e le 2 bretelle delle A (per lato) in mano oppure a seconda della vela, con i freni e soltanto le bretelle centrali delle A in mano. Intensità e direzione del vento OK, spazio aereo libero, pronti, VIA!
Siamo in posizione al centro della vela, a cordini tesi (importante!), si effettua una accelerazione di 3-4 passi (in presenza di vento anche meno). La vela trasforma la nostra energia “in avanti”, in “energia a salire”.
Manteniamo la fase di impulso fino a quando la vela raggiunge, a seconda dell’inclinazione del pendio e del vento i 45° - 60°. C’è un momento preciso in cui la vela sale da sola, senza la necessità di ulteriore energia. Questo è il segnale per passare alla prossima fase.
La vela sale da sola, “l’energia a salire”, si trasforma in “avanzamento” e la vela si porta da una posizione “dietro il pilota” a una posizione “sopra il pilota”. In questa fase il pilota rallenta e aspetta la vela, attenzione aspettare non vuol dire fermarsi (!). I movimenti sono lenti, passi sono lenti. Le ginocchia leggermente piegate permettono di abbassare il bacino in maniera tale da esercitare una pressione costante sulla vela, che quindi non risente dei movimenti verticali (sali e scendi ) dei passi del pilota.
Il pilota senza guardare la vela, “sente” le azioni da fare. In questa fase l’obiettivo è di posizionare la vela sopra la verticale pilota e mantenerla. Per maggior correttezza dovremmo dire che l’obiettivo non è quella di avere la vela sopra la testa del pilota, ma il pilota dovrebbe posizionarsi sotto la verticale della vela. I freni trazionati a 30% - 45% e una camminata lenta evita che la vela superi il pilota. Una camminata in avanti e laterale, lungo una diagonale di 45° permette un semplice centraggio sotto la vela. Quando la vela è sotto controllo ed è sulla verticale pilota con pochissima energia, si passa alla prossima fase.
Siccome i cordini risultano sempre più fini e spesso a causa della mancanza del contrasto, fra cordini e vela, ad un occhio poco allenato essi possono risultare “invisibili”, il controllo visivo, se fatto, va fatto guardando ed analizzando la pulizia e la geometria/simmetria del tessuto della vela. I cordini si possono guardare ma ci vuole molta calma, una vista da falco e lucidità mentale per vedere eventuali nodi. L’energia nel sistema pilota-vela deve essere poca per permettere di guardare con moooolta calma il fascio. Quando siamo sicuri che la vela ed eventualmente il tessuto, è ok si passa alla prossima fase.
Il pilota accelera progressivamente alzando contemporaneamente i freni. La corsa avviene con delle falcate via via più ampie. Importante è che l’accelerazione e il rilascio dei freni avvenga gradualmente e contemporaneamente, è importante che il pilota e la vela accelerino assieme. Come in ogni singola fase del decollo, anche in questa, i piedi si muovono leeentamente. Per riuscire a stare al passo con la vela bisognerà fare delle falcate via via sempre più graaandi.
Il centraggio della vela viene effettuato sentendo la tensione dei cordini A. Il controllo visivo per la centratura sulla vela dovrebbe essere soltanto una conferma di quello che si “sente” sulle bretelle.
L’impulso va dato a cordini tesi, il fatto di fare un passo indietro ed iniziare la corsa a cordini non tensionati, con i profili moderni non porta alcun vantaggio. In genere, iniziare il gonfiaggio a cordini scarichi porta a deformare temporaneamente il profilo della vela peggiorando le performance di salita della vela stessa.
Lo scopo dell’impulso è quello di bypassare rapidamente quella zona, in fase di gonfiaggio, in cui se non trattata simmetricamente, la vela è molto sensibile e soggetta ad una deviazione laterale. Tenendo corta questa fase e passarla in maniera veloce, si dà “meno tempo” alla vela di uscire dalla traiettoria ideale. Per questo motivo la tecnica impulso-rallenta, sia con vento nullo che con vento sostenuto, è decisamente migliore rispetto alla tecnica lento-lento-lento. Ovviamente è necessario maggior esercizio per “sentire” meglio la vela.
“Rallenta” significa rallenta e non è un “fermo” o “pausa”. Rallenta, vuol dire continuare ad essere attivi nel gonfiaggio, continuare a sentire e a gestire la vela, soltanto che le azioni, rispetto alla fase precedente, avvengono in maniera più lenta. La prima volta che ho preso coscienza del “rallenta” è stato nel decollo della Zugspitze del mitico Chrigel Maurer alla Redbull del 2013 (https://youtu.be/IvB8jzyUah0?t=125 minuto 2:05 ), successivamente ripreso anche nel decollo da Mornera durante la Red Bull del 2017 pubblicato sul canale di “Noise85” (https://youtu.be/fPXPSrPXArE). Il tutto per poi scoprire, durante il mio percorso per diventare istruttore DHV, che i colleghi in Germania insegnano questa tecnica da anni proprio anche ai corsi base.
Se la fase di impulso è stata eseguita correttamente, la vela salirà simmetricamente, il pilota rallentando “aspetta” la vela. La vela salirà fin sopra la testa del pilota e se data la giusta quantità di energia, la vela giungerà sopra la testa del pilota avendo una quantità di energia minima, dovendo applicare in fase di controllo della vela una “frenata” simbolica. Essendoci poca energia nel “sistema” (o nella vela), questo permette di effettuare le operazioni delle prossime fasi con mooolta calma.
Mentre la vela sale durante la fase di “Rallenta”, il pilota può in caso di necessità, già correggere la vela, per “aggiustare” subito il percorso di salita, in modo che essa salga e giunga sulla verticale del pilota. Se la vela sale storta, ci si muove cambiando la direzione di corsa (o meglio camminata) impostandola a 45° in avanti verso destra oppure in avanti verso sinistra, trazionando contemporaneamente il freno opposto. Mentre il freno evita che una semiala scappi in avanti, è il muoversi sotto alla vela, che riporta la vela sopra la verticale del pilota o meglio il pilota sotto la verticale della vela(!).
Per sottolineare quanto è importante correggere la direzione di corsa, (non è del tutto vero MA) potremmo dire che il muoversi sotto alla vela è più importante rispetto al trazionare il freno corretto. Quindi informiamo i piloti più stanchi: la mattina mangiate qualche canederlo e muovetevi! La posizione corretta del pilota è (quasi) sempre sotto la verticale vela.
Un errore comune di questa fase è quello di iniziare il controllo della vela troppo tardi, con conseguenze frenatona e con la vela che comunque sia, tenderà a passare il pilota.
Per portare la vela sopra la testa del pilota il pilota corre in avanti e a 45° verso sinistra
Forse alcuni avranno notato le parentesi. Questo perché nei decolli ove è possibile effettuare il controllo visivo in sicurezza ed eventualmente aver la possibilità di abortire il decollo, il controllo visivo va fatto! Invece nei decolli tecnici ove il controllo visivo risulta più un pro forma o una cosa simbolica, esso può rappresentare soltanto una distrazione in più e può essere evitato. Come sappiamo, nei decolli dove non è possibile effettuare in sicurezza un controllo visivo e un abborto del decollo, sarebbe meglio non decollare!!! Ma sappiamo tutti che…
Ciò nonostante si nota che, anche in decolli più o meno “facili”, diversi piloti effettuano il controllo visivo in maniera simbolica e che spesso non osservano nel dettaglio il tessuto e/o il fascio, MA soprattutto, dopo aver terminato il controllo visivo, il pilota è già troppo veloce per abortire in sicurezza il decollo.
Per potersi permettere il lusso di controllare visivamente, anche per un per un tempo prolungato la vela, è importante che la vela NON venga caricata di energia. Con le vele moderne e in un pendio in leggera discesa, anche con zero vento, per mantenere la vela sopra la testa, il pilota può camminare con delle falcate medie e leeeente. Se questo non riesce, in genere è un problema legato al poco esercizio e/o ad una tecnica errata (?). Un esempio della tecnica corretta è visibile nel video didattico del DHV: https://youtu.be/SId-v3QXPi8 (notate fra le altre cose anche l’intensità del vento!).
Come conviene effettuare il controllo visivo? Si sa, che il nostro occhio riesce a raccogliere informazioni soltanto quando è fermo. Per avere la riprova, guardate negli occhi una persona che legge ed osservate i movimenti dei bulbi oculari! Analogamente, guardando la vela, riusciamo a trovare eventuali irregolarità nel fascio o sul tessuto della vela, solo quando il nostro occhio è fermo. Per questo motivo è utile guardare la vela e dividere la fase di controllo in 3. Quindi guardare 1) la zona dello stabilo, poi fermare lo sguardo, 2) guardare bordo d’uscita al centro, poi fermare lo sguardo, e 3) stabilo dall’altra parte, poi fermare lo sguardo. Se abbiamo un dubbio, ci prendiamo 1 secondo in più per controllare la zona della vela interessata e passiamo alla prossima zona solamente quando siamo sicuri che tutto sia a posto. Se non ci sono metri di pendio a disposizione per fare un controllo prolungato, ci si ferma e si rifà il decollo. Se si ha un dubbio sul fatto che i cordini siano a posto, ci si ferma! Di fatto non è un errore fermarsi, al contrario lo è, se si va in volo con la vela che non è a posto!
In genere durante la fase di “controllo” della vela e durante il “controllo visivo”, i freni sono leggermente trazionati, al massimo fino all’altezza dei moschettoni, la camminata è piuttosto lenta e l’energia presente nella vela è minima. La fase di accelerazione è un processo che deve avvenire assieme alla vela. L’idea è quella di essere sempre un passo avanti alla vela, dico e ripeto un passo e non cinque…
Iniziamo la fase di accelerazione mettendoci in posizione leggermente avanzata rispetto al punto neutro della vela, in questa maniera iniziamo a caricare la vela e lei lentamente acclererà. Rilasciando gradualmente i freni ed aumentando gradualmente la corsa con delle falcate via via più GRAAANDI e più veloci, ci si porta alla velocità di stacco.
Quale è la posizione del corpo durante la fase di accelerazione? Al momento presso la Scuola Parapendio Trento ammettiamo due tecniche:
1) la tecnica con il busto piegato in avanti:
avendo piegato il busto decisamente in avanti, le mani salgono dietro, i piedi riescono a spingere, quindi a dare molto bene velocità.
2) il busto reclinato leggermente in avanti e le mani sono verso l’esterno:
le mani sono all'altezza dei moschettoni (senza mezzo giro nei frei!), le mani restano in questa posizione fino a dopo l’involo. Una volta staccato i piedi da terra, lentamente, le mani si alzano del tutto.
con la tecnica 1) il vantaggio è che il pilota è in posizione ottimale per spingere con i piedi e quindi dare velocità (non è un caso che gli americani la chiamano posizione di torpedo). Un altro vantaggio è che le braccia rivolte verso l’indietro fanno in modo che le mani non salgono del tutto e anche a busto piegato molto in avanti, le mani tenderanno comunque a trazionare i freni. Quindi per le scuole una cosa bellissima, di fatto la vela non tenderà a passare il pilota.
L’aspetto negativo è che in questa posizione le spalle risultano bloccate e non è possibile (in caso di necessità) sfruttare tutta la gamma di velocità della vela. Altro aspetto negativo, è che in caso di scivolone (o capriole varie) le braccia sono bloccate e il pilota è impossibilitato ad usarle per proteggersi. Ultimo punto negativo di questa tecnica, riguarda i piloti che dopo aver staccato i piedi da terra “cadono” nella selletta. Spesso, questi piloti usano le mani per bilanciarsi e non è raro vedere che dopo l’involo e la conseguente rotazione del busto, le mani si trovano in posizione “sotto” al bacino … e questo è uno dei principali motivi per i quali gli istruttori hanno i capelli bianchi… (ovviamente si scherza (!) ma non troppo ;-) )
La tecnica nr 2) invece non ha nessuno di questi problemi. Pare che questa tecnica sia la panacea per i decolli… ed invece no. La seconda tecnica ha un unico svantaggio, raro, ma piuttosto grosso: il pilota può di colpo alzare completamente le mani. Alzando completamente le mani, proprio nella fase di involo, si permette alla vela di passare oltre il pilota. Alzare le mani mentre la vela viene caricata, di fatto permette alla vela di accelerare più rapidamente rispetto a quanto il pilota riesce a correre. Le conseguenze sono ovviamente immaginabili: la vela prende velocità andando in portanza, caricandosi ulteriormente del peso del pilota ed accelerando ulteriormente. La vela passa il pilota e chiude frontalmente o lateralmente ed il tutto (nelle migliori delle ipotesi) finisce con un ruzzolone a terra, ma il rischio di farsi male e farsi male seriamente (anche con vele basiche) è piuttosto alto.
Ricordiamo: non diamo MAI energia (velocità) ad una vela scarica o che si sta scaricando. Quando si sente che la vela passerà, passa, o ha passato il pilota, ci si ferma!!! Prima ci si ferma, meno “pericolosa” sarà la fermata. E’ tassativo togliere subito energia al sistema (pilota-vela), in questa maniera, si lascerà passare la vela, che ad un certo punto chiude, ma il pilota NON avendo caricato la vela, resta saldamente con i piedi a terra, incolumo e pronto per fare un nuovo gonfiaggio.
Diverso invece se la vela passa, ed il pilota “rincorrendo” la vela raggiunge la massima velocità, spesso, in concomitanza alla chiusura della vela. In questo caso il rischio di “spaccarsi”, cioè farsi male seriamente è molto alto.
A mio avviso non c’è una tecnica migliore dell’altra. Io stesso, decollo una volta cosi e una volta colà. Molto dipende anche da come si è abituati. In genere i piloti di vecchia generazione preferiscono accelerare con la tecnica numero 1). Ma se dovessi esprimere un mio personale parere, direi che sono un fan della tecnica numero 2).
Quello che posso consigliare è di andare in campo scuola ed imparare entrambe le tecniche. Soltanto padroneggiando entrambe le tecniche, vi libererete (in parte) delle vecchie abitudini e avrete un po' più di libertà, nel decidere quale tecnica ritenete più sicura e funzionale per voi.
1) Impulso: l'energia in avanti del pilota si trasforma in energia a salira per il parapendio
2) Rallenta: la fase chiave per la gestione
dell'energia all'interno del sistema pilota-parapendio.
L'obiettivo è quello di riuscire a portare
la vela sulla verticale pilota, facendo in modo di avere il parapendio sulla verticale pilota con meno energia possibile
3) Controllo: Il parapendio è sulla verticale pilota con pochissima energia, questo permette un lungo controllo anche visivo della vela.
Il decollo può essere facilmente interrotto in ogni momento.
4) Accelerazione: la fase di accelerazione
avviene assieme al parapendio.
Decollare bene ed avere il pieno controllo della vela, sia nel gonfiaggio fronte vela ma ANCHE nel fronte vento è importantissimo!
Penso che ogni istruttore ed ogni pilota lo potrà confermare: chi ha il pieno controllo della vela a terra, in automatico volerà meglio anche in termica.
Con quasi tutte le vele è possibile decollare senza frenare, bisogna soltanto gestire bene la posizione del pilota e l’energia della vela. A volte bisogna avanzare caricando la vela, altre volte cedere (indietreggiando) per togliere energia alla vela.
Per decollare, senza necessariamente usare i freni, bisogna soltanto diventare più consapevoli dei processi ed aver acquisito la sensibilità in fase di gonfiaggio per gestire l’energia in gioco.
Giunto quindi alle ultime righe, propongo una sfida di fine articolo. La sfida dovrebbe spronarci a tornare in campetto per esercitarci ed aumentare le competenze in fase di decollo.
Il colore rosso rappresenta nelle diverse fasi del gonfiaggio quanta energia è presente all'interno del sistema Parapendio - Pilota
pubblicare un video di un decollo da esame, senza aver dovuto ricorrere ai freni (attenzione i freni vanno comunque tenuti in mano). Chiaramente il controllo visivo in 3 fasi è tassativo! Chi pubblica sui social, può aggiungere l'hashtag #decollatosenzafrenare, e perchè no mandate anche una mail con il link a airdancers.eu@gmail.com
Per dimostrare che la sfida sia possibile, in seguito qualche video:
Esempi di gonfiaggi in campetto: https://youtu.be/iIsEpE_cZqg
Decollo in biposto: https://youtu.be/YmJ2UhsB9Z4 => in biposto il controllo dei cordini lo faccio in fase di gonfiaggio, quando la vela non ha raggiunto il punto di portanza (che in Panarotta, in biposto, spesso corrisponde al punto di non ritorno!)
Buoni decolli a tutti!
Un decollo superfico! Ma a parte il gesto estetico, non c’è una vera utilità nel decollare in questa maniera. Il busto è troppo avanti, le spalle sono bloccate dalla posizione avanzata del busto. Gli avambracci non riescono ad abbassarsi perché sono bloccate dalle bretelle.
La posizione del busto avanzato, i piedi riescono a dare velocità, gli avambracci sono liberi per trazionare ulteriormente i freni. Aspetto negativo riguarda le spalle che sono bloccate, si fa fatica ad alzare ulteriormente i freni.
Il busto è leggermente piegato in avanti (si potrebbe piegarlo leggermente di più). Le braccia sono libere di muoversi per gestire tutta la gamma di velocità del parapendio.